“The Black Lantern pub” una steak house nell’antico e famoso palazzo Cristofori di
piazza Duomo ad Aviano «food e drink» assieme a concerti dal vivo.
"la Storia"
“Lanterna nera” stimola l’immaginario verso le locande di Boston e
Baltimora dove, nella prima metà del diciannovesimo secolo scrisse e
pubblicò i suoi racconti polizieschi e dell’orrore il mai dimenticato
Edgard Allan Poe.
Allan Poe era deceduto da quasi cinquant’anni quando, nel 1896, in
sintonia col suo spirito letterario, a palazzo Cristofori si è consumato
uno dei delitti più efferati che la storia di Aviano ricordi.
Il crimine era avvenuto quando l’importante palazzo apparteneva al
pretore Dall’Oglio, il quale aveva affittato il pianterreno
all’Esattoria delle imposte. Diari di illustri avianesi, quali
l’avvocato Egidio Zoratti e l’agrimensore Pietro Piazza, dedicano più
pagine a quello conosciuto come “Il delitto Penzi” che impegnò per
alcuni mesi la Corte d’Assise di Udine.
Il capo esattore Steffinlongo aveva assunto, quale impiegato, Arturo
Penzi che abitava in una casa dietro il palazzo, in località “Stradatte”
. Arturo Penzi, che all’epoca del suo nuovo impiego in esattoria aveva
27 anni, reduce dal servizio militare volontario in Abissinia.
Rimpatriato dopo la disastrosa disfatta italiana di Adua, Penzi aveva
inoltrato domanda per la concessione della medaglia commemorativa della
campagna d’Africa. In poco tempo, forse per debiti di gioco, o per
un’esistenza dispendiosa, si trovò in difficoltà finanziarie che ritenne
di risolvere assassinando l’esattore Steffinlongo e impadronendosi
della cassa dell’esattoria.
Una sera, entrato dal retro, armato di mannaia, Penzi realizza il
delitto. Uccide Steffinlongo chino sulle carte dell’esattoria,
assestandogli un solo colpo di scure in mezzo al cranio.
Penzi non riuscirà a farla franca, Si tradirà il giorno dopo per una
battuta fuori posto (“Ciò vecio, no sta miga sporcarme de sangue, che no
i diga che son sta mi”) pronunciata mentre, fingendo stupore e
costernazione, aiutava il maresciallo dei carabinieri a spostare il
cadavere.
Una volta fermato, i carabinieri rinvennero a casa di Penzi gli abiti
sporchi di sangue, con i quali aveva commesso il delitto. Per il suo
crimine Arturo Penzi venne condannato a trent’anni di reclusione. Morì
in carcere.